Quando si pensa a quanta superficie abitativa sia realmente necessaria per vivere in modo confortevole, spesso la risposta sorprende. In tanti immaginano che servano abitazioni mastodontiche per ospitare dieci persone, ma in realtà la normativa italiana pone parametri precisi che, una volta conosciuti, risultano decisamente diversi dall’immaginario comune. Questi criteri sono fondamentali non solo per rispondere alle esigenze di igiene e benessere, ma anche per regolare la concessione di idoneità alloggiativa e la vivibilità degli spazi nei contesti urbani densamente popolati.
La normativa italiana sulla superficie abitabile
Secondo il regolamento edilizio e d’igiene applicato in molte città, tra cui Torino, le dimensioni minime di superficie abitabile sono definite con attenzione anche in base al numero degli occupanti. Secondo questi standard, per i primi quattro residenti di un alloggio sono richiesti almeno 14 metri quadri per persona. Tuttavia, per i nuclei familiari con più di quattro componenti, la superficie minima si riduce a 10 metri quadri per ogni persona ulteriore oltre il quarto. Questo significa che il requisito di spazio diventa relativamente più flessibile all’aumentare del numero di persone che condividono l’abitazione. Applicando questi criteri a un gruppo di dieci residenti, il calcolo è il seguente:
- Primi 4 occupanti: 4 x 14 = 56 metri quadri
- Ulteriori 6 occupanti: 6 x 10 = 60 metri quadri
Il totale richiesto è dunque 116 metri quadri come superficie minima per permettere a dieci persone di vivere insieme rispettando i parametri di idoneità abitativa stabiliti dalla normativa nazionale e dai regolamenti comunali.
Cosa si intende per superficie abitabile?
La superficie abitabile comprende tutte le aree effettivamente utilizzabili come spazi di vita quotidiana: camere da letto, soggiorni, cucine, e così via. Non vengono conteggiati invece balconi, terrazzi, ripostigli non accessibili oppure spazi tecnici. Questo calcolo è particolarmente importante sia per chi cerca abitabilità sia per chi vuole affittare o acquistare un immobile da destinare a abitazione collettiva o familiare numerosa. È fondamentale sottolineare che la legge distingue tra superficie catastale (utile ai fini fiscali) e superficie abitabile (utile ai fini di vivibilità), ponendo al centro della valutazione la reale fruibilità degli ambienti.
Un’ulteriore specifica riguarda le camere da letto: la normativa stabilisce che una camera deve offrire almeno 9 metri quadri se destinata ad una sola persona e 14 metri quadri se occupata da due persone. Questi parametri puntano ad assicurare spazi vivibili e adeguati alle esigenze di privacy e comfort degli occupanti.
L’importanza dello spazio collettivo e delle soluzioni progettuali
Dal punto di vista architettonico, la distribuzione razionale della superficie abitabile rappresenta un elemento determinante per il benessere degli abitanti. In una casa destinata ad accogliere dieci persone, risulta particolarmente importante progettare adeguati spazi comuni come soggiorni, sale da pranzo o ambienti multifunzionali. Tali aree devono permettere la coesistenza e l’interazione sociale senza sacrificare la funzionalità e l’intimità degli ambienti privati.
Anche in presenza di una superficie minima, è possibile ottimizzare la vivibilità degli spazi con accorgimenti quali:
- Utilizzo di arredi salvaspazio e su misura
- Separazione di aree giorno e notte tramite pareti mobili o soluzioni divisorie leggere
- Pianificazione di zone servizi (bagni, lavanderia) proporzionate al numero di residenti
- Sfruttamento della luce naturale e ventilazione per aumentare la percezione dello spazio
Il risultato è una casa tutt’altro che opprimente, anche quando il numero di persone potrebbe far pensare il contrario. È infatti possibile raggiungere un alto livello di comfort anche rispettando i parametri minimi stabiliti.
Contesto, cultura abitativa e curiosità
Guardando al passato e confrontando la normativa italiana con altri contesti europei, emerge come la soglia dei 10-14 metri quadri per persona sia un valore considerato sufficiente non solo dal punto di vista igienico-sanitario, ma anche dal punto di vista culturale. In alcune nazioni scandinave, ad esempio, gli standard sono talvolta superiori, riflettendo abitudini di vita differenti e una diversa attenzione alle esigenze di privacy. Tuttavia, in molti paesi del sud Europa valori simili a quelli italiani sono considerati pienamente idonei.
Un aspetto interessante riguarda anche la destinazione d’uso degli immobili e la loro conformità per ospitare nuclei numerosi. Le collettività storicamente sono state spesso costrette a vivere in spazi molto più esigui rispetto a quelli previsti oggi dai criteri moderni. Oggi, la qualità di vita e la salute degli occupanti sono maggiormente tutelate dalle norme, soprattutto per quanto riguarda la densità eccessiva che potrebbe generare disagi, conflittualità o problemi sanitari.
Non meno rilevante è la differenza tra esigenze percepite e quelle realmente necessarie. In un’epoca in cui il concetto di tiny house e di spazi condivisi promuove l’efficienza e la sostenibilità, i numeri della legge italiana convivono con nuove tendenze progettuali, senza tralasciare la tutela della dignità abitativa minima.
In sintesi, per ospitare dieci persone in modo regolare e rispettando la normativa attuale, sono richiesti almeno 116 metri quadri di superficie abitabile. Una cifra che, se paragonata a quanto comunemente si pensa, risulta piuttosto contenuta e gestibile grazie a scelte progettuali accorte e a una corretta organizzazione degli spazi interni.